TEMPLARI – CRISTIANI MARONITI E NESTORIANI

di Maurizio Santi

I Maroniti sono cristiani di origine siriana, e prendono il loro nome da Marone, Santo eremita vissuto nel quinto secolo. Non si hanno molte notizie sulla vita e predicazione di questo Santo, con certezza sappiamo che è vissuto in Siria nella regione di Apamea (oggi At al – Madiq). Fuggì sempre il mondo vivendo su di una montagna all’addiaccio, nelle rovine di un antico tempio pagano. Il Signore, oltre alla grazia, gli aveva concesso il dono delle guarigioni.

San Marone dei cristiani maroniti

Alla morte di San Marone, si crede avvenuta circa nel 410, per onorare la preziosa reliquia venne costruita una Chiesa molto bella e sontuosa, e successivamente un monastero dedicato a San Marone che diventò il più importante della Siria. Purtroppo intorno al secolo X fu distrutto dai musulmani, con indescrivibile e brutale violenza. La testa di San Marone è conservata in Italia nella cattedrale di Foligno. I discepoli del Santo, fedelissimi alla ortodossia della Chiesa cattolica, erano molto amati dal popolo che attorno ad essi creò il primo nucleo della Chiesa Maronita. Erano diffusi in Siria, ma in seguito alla dominazione musulmana (626 – 750), per evitare un vero e proprio sterminio da parte dei conquistatori, furono costretti ad abbandonare il paese e trovare rifugio nelle montagne del Libano, allora praticamente disabitate. In questo periodo i monaci e i vescovi decisero di eleggersi un Patriarca che oltre ad averne la direzione spirituale, possedeva anche dei poteri temporali. Il 28 giugno 1098 Antiochia fu occupata dai Crociati i quali, durante la loro marcia, si erano accampati nel territorio di Tripoli, da dove fecero richiesta di aiuto ai Maroniti i quali dettero la loro piena disponibilità, felici di poter abbracciare i fratelli di fede fra i quali militava Ugone de’ Pagani e gli altri Cavalieri che poi avrebbero fondato la Sacra Milizia. Nell’anno 1102, mentre il Conte di Tolosa assediava Tripoli, gli fornirono aiuto i Maroniti abitanti le vicine montagne, cosa che venne a ripetersi anche durante l’occupazione della stessa Tripoli e di Beirut. Dopo l’occupazione di Tripoli i Crociati avanzarono verso Batrùn, regione dei Maroniti, i quali fornirono, ai liberatori, guide e un contingente di uomini armati che conoscevano le vie più sicure e imprevedibili per arrivare a Gerusalemme. All’arrivo dei Crociati, la Sede del Patriarcato era a Yànùh, nella  regione di Bàtrùn; poi a partire dall’anno 1120, venne stabilita Mayfùq, nella regione di Jbayl – Biblos. I Maroniti e i Crociati avevano in comune la stessa fede e, proprio attraverso i Crociati, la Chiesa latina ebbe grande influenza sulla Chiesa Maronita. I Prelati Maroniti adottarono l’uso latino di portare l’anello, il pastorale, la mitra e la Croce pettorale, l’identità di fede spinse i Maroniti a frequentare le Chiese latine e celebrare con i paramenti tipici del clero occidentale. Durante il dominio dei cristiani si aprirono anche vie di comunicazione con Roma in modo più intenso, ed il Patriarcato ebbe modo di intraprendere vere e proprie relazioni con la Santa Sede. I viaggi dal Libano a Roma, e viceversa, si fecero frequenti e le relazioni dei Papi con i Maroniti non si limitarono agli scambi epistolari ma si estesero anche allo scambio di missionari. Nell’anno 1215 il Patriarca Maronita Geremia Amsìtì (1199 – 1230), fu il primo Patriarca a visitare Roma per partecipare al quarto Concilio Lateranense. L’Occidente aveva trovato nei Maroniti dei veri e leali alleati, sia fisici che morali, ma se i Maroniti erano stati rispettosi, viceversa, avevano subito privazioni dei loro diritti e violenze dal Governatore di Tripoli. I Templari, che erano in ottimi rapporti con questi fratelli Orientali, non condivisero l’atteggiamento di quel nobile, ma non potevano certamente armare il loro braccio contro altri cristiani. Per questo motivo i Maroniti di Gebbet Besciarri, nell’anno 1137, facilitarono il passaggio dell’Emiro turco dalla loro regione montuosa, per poi attaccare Tripoli ed uccidere il principe di quella città. Tale fatto spinse, il figlio, Raimondo II, ad attaccare i Maroniti e vendicare suo padre. I Cavalieri della Sacra Milizia del Tempio, riconoscendo invece a questi cristiani grande lealtà, ne rimasero sempre alleati rafforzandone sempre di più i rapporti. I Templari avendo immediatamente compreso che il “guerreggiare contro i musulmani” con le tattiche usate in Europa non sarebbe stato assolutamente vincente anche in Terra Santa, furono i primi ad inserire nella propria organizzazione militare i turcopoli: cavalieri armati in modo leggero e dotati di arco e frecce, addestrati alle tecniche di combattimento saracene. Venivano utilizzati per impegnare i musulmani in brevi e ripetuti attacchi, al fine di consentire alla più pesante cavalleria Templare di colpire con forza quella islamica, più agile ma fragile negli scontri. Per lungo tempo i bianchi Cavalieri dalla Croce Vermiglia avevano  usufruito di guide cristiano maronite, rendendosi conto che erano utilissimi alla causa, essendo uomini forti, valorosi e di fede; quindi chi meglio di loro (capaci di combattere sia a cavallo come arcieri e a piedi come contingente di ausiliari di fanteria) poteva essere reclutato? La Sacra Milizia si avvalse dei maroniti che dettero prova, in ogni battaglia, di grande coraggio e inoltre dobbiamo ricordare che Filippo di Nablus (settimo Gran Maestro della Sacra Milizia), perse la vita in nome di quel Dio che condividevano con i latini (Deus vult).

Croce Nestoriana su una lapide

Discendente da famiglia piccarda, era figlio di Guido di Milly e Stefania, dama fiamminga, e pare nato a Nablus di Siria, quindi conosceva molto bene i Maroniti. Il Patriarca Maronita Simone (1254 – 1277), accolse molti cavalieri crociati e famiglie latine che non erano riusciti a mettersi in salvo, soprattutto italiani e francesi, tanto che anche oggi ritroviamo in Libano con questi nomi: Prince, Frangie, Saliba, Salibi, Basil, Edde, Karam, Torbei, Sabella e Cremona. In questa brevissima rilettura storica, forse poco conosciuta, ho cercato di evidenziare i rapporti tra Maroniti e Crociati, nonché tra Maroniti e Templari, cercando di mettere in luce e rendere chiara l’ortodossia della fede della Chiesa Maronita, in unione spontanea e permanente con i Crociati – Templari e la Chiesa di Roma. Il concetto della “Guerra Santa” oggi è cancellato definitivamente dalla mentalità della Chiesa Universale, il che potrebbe essere interpretato come una affermazione riduttiva rapportandosi alla reale portata della situazione storico – sociale. Il dialogo e la pace fondata sulla giustizia e sull’amore che condanna la mostruosità della guerra è cosa giusta; ma nella storia rimarranno tracce indelebili della “Guerra Santa”, visto che la jihàd – per gli altri non si è mai interrotta. Va inoltre ricordato il Nestorianesimo, una forma di cristianesimo che prende il nome da Nestorio, Patriarca di Costantinopoli. Dal punto di vista dottrinale il nestorianesimo si distingue per la cristologia differente da quella ortodossa, poiché non riconosce le definizioni del Concilio di Efeso, ma solo quelle dei primi due Concili Ecumenici, Nicea (325) e Costantinopoli. Le Chiese Nestoriane ebbero una grandissima diffusione in Asia grazie anche alla protezione, in funzione anti – bizantina, dell’Impero Persiano. Convertirono massimamente i discendenti degli antichi popoli mesopotamici e si diffusero fino alla Cina. 131 Nel 486, al sinodo di Seleucia, la Chiesa persiana accettò il credo dei nestoriani e, nel 498, il Patriarca di Seleucia divenne il Patriarca nestoriano di Persia, Siria, Cina e India, e gli “ortodossi” furono espulsi dal territorio. Oltre a convertire molti zoroastriani in Persia, convertirono alla fede cristiana gli Unni Bianchi nel VI secolo, i Keraiti nell’Asia centrale e gli Onguti (popolazione tartara) nel secolo XI.

Croce Nestoriana

Tale intensa attività missionaria di evangelizzazione è all’origine del mito medioevale del Prete Gianni. Nel corso del XIII secolo, elessero diversi Patriarchi di stirpe tartara che spesso, avendo ottimi rapporti con i Templari, cercarono di svolgere un ruolo di mediatori e di tessitori di alleanze tra i regni Crociati ed i Gran Khan mongoli. La Sacra Milizia del Tempio, come per i Maroniti, ebbe nei suoi ranghi guide e combattenti nestoriani di diversi paesi, ma soprattutto fruttò loro nuove conoscenze nei diversi campi e naturalmente anche in quello iniziatico. Il Nestorianismo era conosciuto in Asia sotto il nome di “Religione Luminosa”, ed inoltre bisogna rilevare che la Croce a otto punte del Tempio, dell’Ospedale e quella che figura nello stemma della Linguadoca, sono la replica esatta di Croci nestoriane ritrovate su pietre tombali in Asia centrale. Anche se il simbolo a otto punte tanto caro ai Templari ricollega alla simbologia della sovrapposizione di due quadrati che indicano l’uno la terra (raffigurata anticamente con un quadrato) e l’altro il cielo, o meglio la terra celeste (altro quadrato) che uniti assieme vengono a formare il tutto, cioè l’universo e la unione tra materia e spirito. Questi cristiani ebbero una parte importante nello sviluppo intellettuale islamico nel vicino Oriente, e fu attraverso loro che gli Arabi conobbero i Greci. I musulmani accordarono ai nestoriani un’amicizia mai smentita, ben più profonda di una semplice tolleranza religiosa e inspiegabile se non con un profondo accordo sul piano esoterico. L’attuale Patriarca, che porta il titolo di katholikòs è dal 1975, Sua Beatitudine Dinka IV. Il nome ufficiale della Chiesa Nestoriana è “Antica Chiesa Apostolica d’Oriente”.

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