TEMPLARI-REGOLA E STATUTI DELL’ORDINE DA NOI CONOSCIUTI

(di Maurizio Santi)

Al di là delle più disparate pubblicazioni, la Regola e gli Statuti dell’Ordine della Sacra Milizia del Tempio rappresentavano un proprio rigido e dettagliato codice composto da una serie di norme. Fu proprio la rigida disciplina monastica, applicata alla vita militare, solo in parte codificata in questi testi, a fare sì che i Templari divenissero un Ordine “unico”. Queste norme, elaborate durante circa due secoli di attività, ci sono state “tramandate”, forse volutamente, in maniera frammentaria, disordinata e assolutamente incompleta. Non dobbiamo dimenticare che la fine  cruenta del Tempio, avvenuta agli inizi del XIV secolo, grazie a due potenze “diaboliche” Filippo il bello re di Francia e i suoi seguaci, e peggio ancora Papa Clemente V,  impedirono che nei secoli successivi se ne potesse parlare; tuttavia i Templari non avrebbero reso pubblici i testi delle loro Regole, così come avvenne invece per gli altri Ordini religioso-cavallereschi (Ospitalieri, Teutonici ecc.).

Molti autori hanno proposto la traduzione in italiano, arrangiata e organizzata, secondo criteri contenutistici, che – pur mantenendo “un’assoluta fedeltà” ai testi originali – rendono il Corpus più facilmente fruibile al lettore moderno, ma “discostante”, rispetto a quella che può essere l’antica Regola e Statuti, forse mai trovati. Inoltre si deve ricordare che all’interno dei testi della Regola “conosciuti” vi sono successive variazioni agli Statuti Conventuali e ai Capitoli di rituali che, così come sono giunti a noi, si può affermare ben lontani dal costituire un insieme omogeneo della stessa epoca e del medesimo autore. L’ottocentesca pubblicazione di Henri de Curzon “La Règle du Templè, publièe pour la Société de Histoire de France Paris, Renouard”, 1886, fu elaborata da tre manoscritti del XIII e XIV secolo, conservati a Roma presso l’Accademia  dei Lincei (Biblioteca Corsiniana); a Parigi presso la Biblioteca Nazionale (Regola francese integrale); a Digione presso gli Archivi Dipartimentali (Regola francese non completa) e a Barcellona nell’Archivos de la Corona de Aragon (Regola catalana incompleta).
I manoscritti di Roma e Parigi risalgono alla fine del XIII e agli inizi del XIV secolo, risulterebbe, invece, dei primi anni del XIII secolo quello di Digione. In molti hanno ripreso la Regola “francese” ampliata con il tempo, certamente interessante, anche se più volte vi sono articoli con lo stesso contenuto ripetuti, ma soprattutto non è l’antica, ma bensì riscritta.

Il francese Jules Michelet, 1798-1874, professore al Collège de France, Capo della Sezione Storica degli Archivi Nazionali francesi e attento studioso delle fonti archivistiche, scrisse una storia di Francia in 19 volumi, monumentale opera incentrata sull’idea della progressiva  affermazione della libertà nel sistema istituzionale francese, e una Storia della rivoluzione francese in 7 volumi (1847-1853), tema a cui dedicò un decennio di ricerche.  Scrittore, storico, uno dei maggiori rappresentanti della storiografia romantica del suo paese, oltre ad essere un esperto conoscitore e studioso dei Templari, dando alla luce diverse pubblicazioni scriveva, riferito al primo Gran Maestro dell’Ordine Ugo/Ugone de Pagani:

“… Questi fu certamente un Crociato di antica famiglia italiana anche se gli storici francesi, more solito, non lo ammetteranno mai”.

Ma non si fermò solo a questa affermazione, ebbe a scrivere che era una illusione credere o pensare che i templari abbiano reso pubbliche la vera Regola e gli Statuti “originali antichi”. Volendo “pignoleggiare” non si può fare altro che condividere il pensiero del Michelet, basta vedere gli articoli 64 della Regola e gli articoli dal 268 al 273 degli Statuti relativi a preti chierici e cappellani. Vi si leggono regolamenti di preti e chierici al servizio della carità, o gli Statuti dei fratelli cappellani dove si riportano i fatti da cui non può assolvere, perché il Papa vuole che siano soggetti al giudizio della Chiesa di Roma, altrimenti assolti dal patriarca, dall’arcivescovo o dal vescovo del paese in cui vivevano. In realtà la parola definitiva, in Terra Santa ed anche in Occidente, spettava al Gran Maestro o Monaci Cavalieri di sua fiducia. In pochissimi casi si sono rivolti al Pontefice, forse negli ultimi anni quando l’elezione del De Moaly, creò delle contestazioni ed egli si rivolse a Bonifacio VIII. Sicuramente l’ultima disgrazia è stata mettersi nelle mani di Clemente V. Sempre relativamente ai cappellani si legge che sono soggetti ai medesimi vincoli degli altri fratelli, ma si parla più di regole interne, abiti, funzioni religiose, trattamento reverenziale, confessioni e assoluzioni. Non ci risulta scritto che molti di loro avevano l’obbligo di seguire gli squadroni in battaglia, svolgendo le proprie normali funzioni e combattendo, naturalmente chi in grado di farlo. Lo stesso vale per gli articoli 68 – 69 e 70 – 71 della Regola: i primi due riguardano la concessione del mantello bianco, e dei fratelli sposati; gli altri due riguardano le donne, che non saranno più accolte ma non è proprio così: in Catalogna nell’anno 1198, era attiva una casa doppia – Fratres e Sorores – e obbedivano ad una donna praeceptrix Ermengarda d’Oluja. Agli inizi del secolo XIV a San Michele di Leme Istria e a Sant’Egidio della Misericordia a Piacenza operavano delle Converse o Sorores. Tra la fine del sec. XIII e gli inizi del sec. XIV compaiono “ufficialmente” alcuni monasteri femminili Templari. E’ il caso di S. Iacopo in Campo Corbolini a Firenze;  altro ancora è il passaggio (transitus all’Ordine Templare nell’anno 1272) dell’intero Monastero delle Monache Cistercensi di Muhlen, Diocesi di Worms. Il Vescovo Eberhard di Worms concedette all’Ordine del Tempio la proprietà e l’amministrazione del Convento di Muhlen, e l’obbligo di sostenere le donne che vi abitavano. Le stesse nell’anno 1324, circa dodici anni dopo la soppressione dei Templari, continuavano ancora a professare la regola della Sacra Milizia del Tempio, rifiutandosi di passare ad altro Ordine o Regola. Le donne sono citate nel testo di una donazione fatta nel 1178 da Ed de Pichange alla casa Templare di Lange (Francia), di cui sua madre era “sorella”. Lo stesso Giacomo da Vitry, Vescovo di San Giovanni d’Acri dal 1216 al 1228, accenna alle Sorores Templari. Ci sono anche altri esempi simili in altri paesi europei.
Suor Adelheida von Wellheim è menzionata nello statuto della Casa dell’Ordine a Mosbrunnen (diocesi di Eichstat) all’inizio del XIV secolo. Era l’ex moglie del Templare Rudiger von Wellheim e scelse la “residenza permanente” nella Casa Templare di Mosbrunnen, per il resto della sua vita in obbedienza al servizio del Signore. Tuttavia, a causa della sua decrepitezza, non poteva vivere secondo la Regola, e quindi fu trasferita dalla Casa in un’abitazione separata. La carta che descrive la sua situazione mostra che ha vissuto nella commenda, fino alla decisione di trasferirla in un’altra abitazione, e che in quel momento ha seguito pienamente la carta come sorella dell’Ordine. Adelgeida fece il suo ingresso come moglie di un fratello dell’Ordine. La carta consente alle coppie sposate di diventare membri associati, ma sottolinea che le mogli non possono essere sorelle piene e vivere nella Casa dell’Ordine. Tuttavia, i frati hanno interpretato la carta in senso ampio, andando incontro alle esigenze dell’Ordine e dei suoi donatori. In effetti vi furono Monaci/Cavalieri sposati che indossarono il mantello bianco, vedi l’ultimo gran Maestro dell’Ordine. Mentre gli studiosi hanno identificato alcune coppie associate all’Ordine che soddisfacevano i requisiti della carta, altri documenti suggeriscono che l’Ordine fosse in definitiva maschio o femmina, chiunque fosse sopravvissuto all’altro. Nel 1288 Geoffroy de Vichier, un visitatore dell’Ordine del Tempio in Francia, Inghilterra e Germania, ha osservato che Adeliza, vedova di Henry Morcel, “nostra sorella associata” (consoratrice), che viveva nella casa dell’Ordine a Gand, gli chiese di ricevere Lord Arnulf di Asch, sacerdote, in servizio nella seconda chiesa della Casa dell’Ordine di Gand, fondata da Adeliza. Poiché Geoffroy ha notato specificamente che Adeliza viveva nella Casa dell’Ordine, è possibile che Adeliza abbia pagato per la seconda chiesa, poiché doveva frequentare la cappella in un luogo separato dai fratelli.
Berengaria di Lorach, menzionata in documenti del XIII secolo, relativi all’Ordine Casa in Barbera, è registrata sia come Donatae (sorella associata) che come Soror (sorella piena). Il suo nome compare nell’elenco dei testimoni dei fratelli dell’Ordine (come se fosse un fratello), e ne consigliò il Comandante della Camera. Lo stesso vale per l’articolo 71, il divieto di essere padrini. Non ultimi gli articoli punitivi 234 e 235, il primo tratta di un fratello che colpisce un altro fratello e il secondo di un fratello che colpisce un cristiano o una cristiana. In realtà vi sono stati moltissimi casi di scontri armati fra Templari e altri cristiani: a Osimo, contrada Casenuove, vi era la Precettoria Templare di San Filippo Apostolo o de Plano, che per la sua importanza ed estensione aveva molti Monaci Cavalieri, i quali nell’anno 1247, scesero in campo a fianco del Vescovo e dell’esercito Guelfo contro i Ghibellini e Federico II, nelle cui file militavano i Teutonici; in Terra Santa più volte i Templari si scontrarono con i Monaci Cavalieri dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni (oggi S.M.O.M. Sovrano Militare Ordine di Malta) in combattimenti cruenti, lasciando sui i campi di battaglia morti e feriti, e los tesso avvenne con i Cavalieri Teutonici. Come ho già scritto “pignoleggiando” potrei andare ulteriormente avanti, rispetto agli articoli della Regola e degli Statuti, ma credo proprio, da quanto sopra esposto, non pare arduo trarre la conclusione che Jules Michelet avesse ragione: è illusione credere o pensare che abbiano reso pubbliche la vera Regola e gli Statuti originali antichi interni; forse quelli ritrovati dovevano servire per l’esterno, dando, così, un senso ufficiale ad un Ordine che in realtà aveva raggiunto conoscenze sconosciute alla “massa”.

Un documento reale, che in modo approssimativo, solo in parte, riconduce alla vera Regola e Statuti è il “De Laude Novae Militiae ad Milites Templi” preparato per i suoi  Monaci/Cavalieri da Bernardo di Chiaravalle Santo e Dottore della Chiesa. E’ vero in certi passaggi è “crudo” forte, la forza spirituale e il risveglio della forza interiore, la “fortezza” che ritroviamo, quasi come una Regola, in un passaggio del De Laude dell’Abbate Bernardo:

“I Cavalieri di Cristo, al contrario, combattono sicuri la guerra del loro Signore, non temendo in alcun modo né peccato per l’uccisione dei nemici né pericolo se cadono in combattimento. La morte per Cristo, infatti, sia che venga subita sia che venga data, non ha nulla di peccaminoso ed è degna di altissima gloria. Infatti nel primo caso si guadagna (sottinteso la vittoria) per Cristo, nel secondo si guadagna il Cristo stesso. Egli accetta certamente di buon grado la morte del nemico come castigo, ma ancor più volentieri offre se stesso al combattente come conforto”.

Le “storie” vere che nessuno “racconta”, la forza che deve essere rappresentata nelle vere Regole e Statuti. La forza spirituale che nasce dalla libertà di scelta di questi Monaci Cavalieri richiede il meglio di loro stessi; perché se deboli e incerti spiritualmente, inviterebbero gli altri a decidere per loro. La scelta dei Templari è la manifestazione centrale della “libertà”. La “fortezza” è la loro virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella “ricerca”. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa. Concludendo dobbiamo ringraziare il Michelet: illusione conoscere la vera Regola e Statuti.

Di seguito, al link, il testo della REGOLA E STATUTI DELL’ORDINE

 

Please follow and like us:
Pin Share

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *